Cosetta Mastragostino. Una scultrice tra Arte ed impegno sociale.
Nuovi percorsi aggiunge più di recente Cosetta Mastragostino al suo fare artistico da sempre indirizzato verso innovative sperimentazioni e ambiti di ricerca.
Innovative sperimentazioni nell’ambito della scultura, da sempre praticata nella pluralità dei materiali – terracotta, ferro, legno -, dal 2010 la vedono orientata anche verso l’uso della cartapesta. Notevoli sono certi suoi lunghi pannelli composti a dittici e trittici che riescono a trasmetterci appieno, malgrado la povertà del materiale, il senso compiuto della scultura. Nel nuovo linguaggio plastico adottato della cartapesta l’artista infatti trasfonde totalmente la sua intera capacità scultorea, che dalla terracotta, forma plastica da lei specialmente prediletta, trasferisce in questa nuova materia che dota di altrettanta energia.
Costante nella Mastragostino è la dualità dei messaggi che affida alle sue opere: forza della materia avvalorata da un preciso progetto plastico, e ricerca della bellezza attraverso la musicalità che può trasmettere la forma, come si è riscontrato nelle sculture per la mostra di Mantova del 1997 e in quelle, dello stesso anno, per la Galleria romana Bha Art. Traspare, ancora, in altre sue sculture, dotate spesso di una sacralità derivata dalla purezza di forme minimali, la profondità del pensiero che poesia e forma plastica, a volte da lei associate insieme, possono rendere ancora più forte, come fa con certe opere in cartapesta, tra le cui pieghe scritti poetici, quasi lacerti memoriali, compaiono lì come portati dal caso.
Sperimentate già nel 2005 su stoffa le pieghe, modellate nella cartapesta, diventano panneggi che si accartocciano con studiata bellezza, dove strappi come rabberciati coi fili, dipinti con le patine sapienti a lei consuete, rimettono in circuito il codice linguistico distintivo del suo fare scultura.
Sebbene sperimentare e aprirsi a nuovi linguaggi espressivi dell’arte sia elemento caratterizzante di questa artista, che alla scultura, costante filo conduttore della sua ricerca, ha affiancato per un certo periodo collaborazioni in ambito teatrale, a cui aggiunge adesso anche l’incisione che pratica sia tradizionalmente che abbinandola a tecniche innovative; tutto questo, tuttavia, non si disgiunge, essendo anzi fortemente correlato al suo modo di fare arte, al suo interesse per tematiche sociali. Un orientamento che esprime sia aderendo a progetti con questi contenuti sia organizzando lei stessa mostre con questa finalità.
Il suo impegno politico, certamente, ed avere partecipato ad eventi espositivi che offrivano momenti di riflessione sui problemi sociale di respiro internazionale, come Africa Project Against Apartheid già dal 1987, o Cuba, una mostra tenutasi a Palazzo delle Esposizioni nel 1998, od anche a fatti di casa nostra, come il crollo della palazzina di Villa Iacobini a Roma, da cui nacque la mostra del 2000 ad Arte Fuori Centro che ne proponeva il recupero ambientale; tutto questo, ancora una volta, costituisce un’importante premessa, che traccia il file rouge che la conduce alle mostre Roma città d’acqua del 2005 e a quella Sull’identità del 2009.
Di entrambe Cosetta Mastragostino è l’ideatrice del progetto. Ed entrambe attraverso l’arte pongono al centro problemi legati ad urgenze pressanti ed improrogabili dell’umanità.
Il cretto da lei presentato come simbolo della progressiva desertificazione della terra alla mostra Roma città d’acqua alla Cisterna delle Sette Sale, ha voluto porre in essere l’urgenza di una battaglia mondiale per rivendicare l’acqua come bene pubblico a cui tutti hanno diritto. Ed il diritto, la condizione per la quale tutti gli esseri umani possono confrontarsi sullo stesso piano, è alla base dell’altro progetto espositivo Sull’identità tenutosi al Museo della via Ostiense, per il quale ha ricevuto il conferimento di una medaglia dalla Segreteria Generale della Presidenza della Repubblica.
Superando l’individualità propria della creazione artistica per la realizzazione di un’opera comune, i manufatti realizzati a quattro mani dagli artisti coinvolti nel progetto – tre scultori e tre pittori – invitavano a riflettere sulla convivenza e sullo scambio, necessariamente paritetico, tra differenti identità culturali: una realtà ormai comune a tutti i Paesi, per il cui raggiungimento, necessariamente, è indispensabile affrontare, e risolvere, conflitti, sospetti e contraddizioni.
Ivana D’Agostino