Cosetta Mastragostino intorno al 1980 opera a stretto contatto con la Transavanguardia, com'è provato da alcuni bassorilievi in terracotta policroma prossimi sia nella distribuzione spazio-volumetrica, sia nella viva gamma dei colori scelti, alle opere di Enzo Cucchi appartenenti allo stesso periodo. In realtà la scultura di Cosetta Mastragostino, che ama la terracotta anche per il tutto-tondo, affonda le proprie radici in origini ben più remote. Sorvolando su raffronti forse troppo scontati instaurabili tra la Mastragostino ed i più noti scultori della "forma plastica” del ventesimo secolo, caratterizzati da approfondite ricerche sulla sfericità organica, quali Brancusi e Moore, ritengo più appropriato accostare il" cobra" qui esposto a manufatti della antichità greco-arcaica. Singolare nell' opera risulta non soltanto l’estrema levigatezza con cui sono trattati i singoli dettagli ma, soprattutto, la concezione modulare che presiede alla progettazione della scultura, scomponibile in quattro parti. Dalla forma slanciata ed essenziale, perfettamente credibile quale frutto dei calcoli di un modernissimo "designer", emerge un senso di equilibrio monumentale ed architettonico al tempo stesso. La leggerezza ed il calore del cotto attenuano provvidenzialmente l’incombente minaccia rappresentata dalla ieratica Fiera.


La scultura di Cosetta Mastragostino vive di materie ben note a chi ne segue da anni l'attività artistica: terrecotte, talvolta patinate dei colori dell'iride, legno, filo elastico, ferro. Le forme sono generalmente lineari, con tendenza crescente, negli ultimi anni, al sinuoso e all'avvolgente. La gamma cromatica va dall'ocra acceso della terracotta non dipinta, alla profonda oscurità dei legni combusti, ai verdi e celesti - naturalmente moderati, mai eccedenti - delle recenti slanciate sculture in filo elastico e terracotta. La modularità caratteristica delle opere eseguite alla fine degli anni Ottanta non soltanto non si è persa, ma si è evoluta in direzione di una ricerca di modulazione musicale. Nella serie "Accordi", ad esempio, l'austera stringatezza materica e formale si esalta, per gradi, nel gioco di reiterazione ritmica e melodica della grande composizione "terracotta e acciaio armonico", così come nella stilizzazione dell'arpa creata da un convolvolo di terracotta e fili elastici.


Marcella Cossu